Le ore di allenamento nella vita di un karateka-agonista ritmano e cadenzano il susseguirsi delle settimane, tra competizioni e impegni sparsi nei dojo di tutto lo stivale e non solo.
Qualunque siano gli orari per allenarsi, praticare karate a livello agonistico significa rivolgere le proprie energie ed il proprio tempo alla disciplina praticata, sottraendo quindi gli stessi ad altre attività o alla propria vita privata.
Un giorno una compagna di allenamento, proprio nello spogliatoio a fine allenamento, annunciava che avrebbe smesso di fare karate perché gli allenamenti stessi le portavano via tempo e non aveva più una vita sociale:
“se dedico il mio tempo agli allenamenti poi non ho tempo per vedere il mio ragazzo e gli amici, quindi ho deciso di mollare per un pò”
Il suo ragionamento e il suo pensiero erano semplici e lineari, ma, per quanto rimuginassi su quanto sentito, non riuscivo ad essere in accordo e giustificare in conclusione la decisione presa, proprio perché per me era il gruppo di karate stesso a essere diventato parte della mia vita privata.
Quante di noi si vedono e passano il loro tempo libero con le proprie amiche-compagne di allenamento?
Quante cene a fine allenamento diventano motivo di aggiornamenti vari o di gossip?
Oppure, quante chiacchierate mentre ci si cambia o in doccia, dopo aver versato assieme il sudore sul tatami, sono occasione per trascorrere del tempo spensierato a fine giornata?
Decidiamo di “sacrificare” il tempo che potremmo invece trascorrere con il nostro partner, con la nostra famiglia o con le nostre amicizie per dedicarci a pieno al nostro sport preferito, alla nostra passione, alla nostra “droga” e per questo possiamo anche essere criticati da chi non comprende cosa ci spinga a trascorrere ore ed ore nel dojo sul tatami per migliorarci o per perfezionare anche di un poco la nostra tecnica.
Dunque, chi può condividere e approvare questa nostra scelta se non i nostri stessi compagni di allenamento, quelli che con noi possono trovare gioia nel sudore versato sul tatami, che sorridono insieme a noi osservandoci mentre ci contorciamo e ci lamentiamo impiegando ore per indossare le protezioni o sistemarsi il karategi, che ci sostengono quando decidiamo di avventurarci in una folle trasferta con ore e ore di macchina per gareggiare ad orari impossibili, magari uscendo al primo turno, o che ci aiutano nei periodi in cui siamo più demotivati?
La nostra seconda famiglia, rappresentata dalla squadra stessa e dalle amicizie createsi al suo interno, diventa quindi la nostra “vita sociale”. Queste sono le persone di cui proprio non potremmo fare a meno…le parole scambiate con loro e le emozioni vissute insieme, versando sudore sul tatami tra l’odore di protezioni, non vorremmo scambiarle con nulla al mondo e sicuramente rimarranno indelebili nella nostra mente!