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Bunkai? Sicuri?

Il Bunkai è la scomposizione del significato dei gesti contenuti nel Kata. Il significato delle singole tecniche espresse in un contesto tattico specifico di quella forma. Siamo sicuri che si stia sviluppando nella direzione giusta?

bunkai_davvero

Siete sicuri che quello che viene proposto come Bunkai lo sia davvero?

Per saperne di più sul Bunkai ti invito a leggere il nostro articolo dedicato, dove puoi conoscerne le sfumature, significato e molto altro.

Volevo invece riportare l’attenzione sulla moderna accezione del Bunkai che vediamo svolgere sui tatami agonistici e non.

Avete presente quando guardando la ginnastica artistica vi domandate: “ma cosa c’entra il ballettino sul posto con le evoluzioni come il triplo carpio?”
Anche io sento quel senso di disagio che mi estranea dalle difficoltà tecniche, dall’adrenalina del volo, dal patema dell’atterraggio e mi riporta alla parte artistica che sinceramente (ignorantemente) non comprendo.

Ecco ultimamente quando osservo i Bunkai proposti ho la stessa sensazione.

Sgradevole? un po’ sì!

Iniziamo dall’aspetto più ridicolo (PER ME):

Il balletto coreografico del cambio scena.

Mi ricorda troppo quei film cinesi tipo “la tigre ed il dragone” gli manca solo di volare sulle cime del bambù e ci siamo.

Parlo del momento nel quale finita l’azione gli atleti ricompongono la formazione a favore di giudice per effettuare la nuova sequenza.

Quando mai due combattenti nella realtà si allontanano dagli avversari camminando in tondo e riprendendo l’azione mettendosi in kamae? Nei film di Bruce! Ma non è realtà!
Ora se nelle coreografie cinematografiche ci sono motivazioni dettate dallo spettacolo, sul tatami agonistico (peggio ancora non agonistico) queste azioni divengono ridicole e ingiustificate.

Non dico di passare da un’azione ad un’altra senza pausa ma facciamola meno ridicola! Facciamo Karate non coreografie per manga.

Tecniche improponibili

Sono consapevole e particolarmente attratto dal significato funzionale delle tecniche, poco coreografico e di reale applicazione. Sicuramente a discapito dello spettacolo l’Honto Bunkai (reale) è poco adatto al pubblico e quindi allo spettacolo di una competizione.

Ma tra una applicazione reale e quella che spesso ci passa davanti agli occhi c’è una via di mezzo!

Parlo dell’applicazione forzata, di quella da superman, quella che non mi meraviglio di trovare al cinema, ma non vorrei vedere sui tatami del Karate.

Vi faccio due esempi: parare due colpi simultaneamente in direzioni opposte, calciare mentre sto proiettando l’altro avversario, Voli dell’uke irrealizzabili con una proiezione, se non dopo una bomba esplosa al suolo.

Cadiamo in modo elegante, enfatizzando la riuscita della proiezione ma non ci inventiamo (o copiamo) voli da stuntman spesso fuori da nessuna reale applicazione e soprattutto dal bagaglio tecnico del karate.

Non vi è chiaro? Se subisco un colpo al mento con un pugno ascendente (Ura zuki) posso cadere indietro, con una caduta a 1 mt dal colpo, volendo esasperare…. non posso fare un salto giro indietro e cadere di pancia. Non ho mai visto un pugile cadere così nemmeno quando a tirare l’uppercut era Mike Tyson.

Uke eccessivamente di parte

Avete presente quando due adolescenti organizzano una falsa rissa per far colpo? L’amico attore non solo subisce ma non reagisce.

Lasciamolo fare a loro!

Torniamo al Bunkai agonistico e non.

Avete mai provato a torcere un braccio ad un pari peso e forza contro la sua volontà?

O siete muscolarmente il doppio del vostro avversario oppure sarete rimasti con il braccio fermo che non si muove di un centimetro.

Quale può essere una sequenza funzionante? Ricevo l’attacco, contrattacco, colpendo in un punto efficace (anche se nel bunkai non l’ho realmente colpito) e poi porto il braccio in leva.

Do per scontato che il colpo (Atemi) sia stato efficace per destabilizzare e diminuire la forza muscolare del malcapitato Uke, che a questo punto (forse) può essere controllato con una leva.

Esempio pratico:

SI – mi difendo da una presa, colpisco i genitali e poi proietto l’avversario.
No – mi difendo da una presa, porto in leva il braccio.

Sono l’aggressore: Per quale motivo dopo che ho preso l’avversario per il collo, rimango a farmi piegare un braccio? Solo in preda ad una paresi.

Quindi per favore metteteci un colpo efficace prima di proporre leve e proiezioni dove l’uke è inerme e aspetta che facciate il vostro comodo.

Tutti sappiamo che il colpo non è affondato, siamo nel contesto della dimostrazione, ma se non è presente manca sicuramente un pezzo e tutto cade nel ridicolo.

Congruenza con il kata

Questo errore, perché di quello si tratta, è spesso perpetrato anche dai giudici di alto profilo.

Non dico che il Bunkai deve corrispondere al 100% al Kata. Quello è l’Omote Bunkai ovvero quello superficiale dove quello che vedi è quello che è. Una parata è una parata, un colpo è un colpo… etc.

Ma diventa insopportabile quando guardando un blocco di applicazione ti domandi: “quale parte del Kata stanno applicando?”

Le licenze poetiche lasciamole a qualcun altro. Aggiungere un colpo, trasformare una rotazione in una proiezione, tralasciare una parata… è comprensibile. Introdurre intere sequenze non riscontrabili (nemmeno sotto uso di funghetti) nei kata mi pare un grave errore.

Ho visto con i miei occhi portare il bunkai di un kata dopo averne eseguito un altro precedentemente.

Se così fosse facciamo un solo bunkai per tutti i kata, tanto sempre calci e pugni sono i contenuti…

Rispettiamo la logica contenuta nei kata, please!

Una applicazione (o significato) deve funzionare sempre

Questo vale soprattuto per chi la applica il kata fuori dai contesti di agonistici. Anche se non farebbe male agli atleti.

Il bunkai o l’IMI ovvero il significato della tecnica deve funzionare in diversi contesti e non solo se l’avversario mi attacca gyaku zuki destro, ma lasciando lì il pugno.

Se quella tecnica serve (significato) alla ricezione di un pugno circolare deve funzionare con il colpo destro e sinistro, effettuato sulla gamba avanzata o arretrata, tirato passante o richiamato…tirato pulito (karate) o sporco (da strada). Sicuramente ci sarà poi una tecnica preferenziale per dimostrarlo con chiarezza e eleganza ma deve essere sempre efficace.

Provate a farvi attaccare con precisione o con maggiore vigore e soprattutto con avversario non accondiscendente. Se (sono io l’UKE) afferro qualcuno al collo da dietro e TORI si difende con un colpo a martello al mio fianco non rimango immobile per i successivi 10″ ad aspettare una ulteriore reazione del difensore.
Magari scanso il colpo e ce ne sarà bisogno di un altro, magari lo paro, magari lo afferro, magari lo subisco perché non efficace.

Provate l’applicazione sui colpitori, nel contesto di applicazione della sequenza ma con maggiore realtà nell’affondare i colpi.

Difficile giustificarsi

Ogni tanto sento dire o leggo che ci prendono “in giro” perché nel karate si fa finta… certo non mi sento di spiegarglielo a fronte dello spettacolo del Bunkai moderno.

Stiamo nuovamente perdendo di vista l’obiettivo, snaturando la possibilità di esprimere un arte con dignità rimanendo nel contesto e nel rispetto dell’identità del Karate.

Bunkai significa letteralmente disassemblarescomporrerottura.
Non assemblare con fantasia componendo a piacere. Rimane solo il significato di rottura…

ma solo io non la vivo come una rottura positiva?

 

7 commenti su “Bunkai? Sicuri?”

  1. Ho letto attentamente tutto l’articolo e devo dire che non sei il solo a pensarla così caro Leonardo…
    Ogni qualvolta vedo il Bunkai proposto da una qualsiasi squadra o nazione mi sforzo di capire quale parte del Kata stanno applicando ma ahimè non ci riesco e non ci riesco perché quel Bunkai non fa parte di quel Kata ma è solo la dimostrazione che così facendo si sta perdendo l’essenza di ciò che rappresenta il Kata e la conoscenza della sua reale applicazione.
    Purtroppo adesso quello che conta è l’aspetto coreografico e spettacolare per entusiasmare il pubblico profano o poco a conoscenza di tutto ciò.!!!

     
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  2. Nessuno combatte con l’ ikite al fianco e lascia i pugni fermi a fine corsa. Il Kata è forma pura, il Kata esprime dei concetti, lascia dei messaggi ed una traccia. Il maestro deve saperla estrapolare e renderla fruibile in un contesto reale, quindi si parla di applicazione, anzi di applicazioni. Tutto ciò che non funziona nella realtà, per me non va bene. Bisogna pensare, ricercare, provare, questo è il compito di un maestro. Il bunkai è lo smontare un Kata per studiare tecnica per tecnica e quindi perfezioneremo l’ esecuzione. Ma sono due cose diverse. I maestri dovrebbero metterci un po’ più qualcosa di loro, anziché ripetere all’ infinito ciò che è già stato proposto da altri. Questa non è la verità, è solo la mia umile opinione.

     
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    • Sono d’accordo ma non del tutto.
      Innanzitutto, WKF o Fijlkam, come molte altre federazioni, sono enti sportivi e focalizzati solo su tale aspetto e non sul tradizionale.

      Se osserviamo la cosa da questo punto di vista, per me il problema più grosso non è quello che fanno, ma il fatto di chiamarlo bunkai.

      Perché? Perché per l’appunto non lo è.

      Quindi, appurato che quella sequenza scenica non rappresenta il karate tradizionale, vengo alla parte dove sono un po’ meno d’accordo.

      Come parte sportiva, il karate si evolve secondo le necessità di obiettivi di atleti, società e pubblico, esattamente come gli altri sport (ricordate quando nel calcio il portiere poteva prendere la palla con le mani su retro passaggio? O come era il pallone regolamentare nel 1990? Fu cambiata la regola e la struttura in nome della spettacolarità, così come in tanti altri sport.

      Quindi penso che quel tipo di esibizione permetta agli atleti di avere obiettivi di sviluppo psicofisico notevoli e di creare forme funzionali allo spettacolo e alla dimostrazione della loro bravura in un gesto sportivo.

      Importante sarebbe non associarlo (o meglio dissociarlo) dalla tradizione.

      Dire che sia sbagliato in toto in nome della tradizione, rischia di essere un nonsense. Se ci pensiamo, a essere assolutisti, potremmo dire che il karate, quello vero, il tode o altra forma, non serva neppure più. Le battaglie non si combattono più a mani nude e di certo il karate non è necessariamente la pratica più adatta per altre forme di combattimento sportivo.

      Quindi per me, si al bunkai nei dojo e fuori dalle tv.

      Si all’evoluzione spettacolare dello sport.

      No all’associazione delle due cose. Va chiarito e fatto qualcosa per dissociare i due aspetti che sono due percorsi completamente diversi: uno sportivo, strutturato, competitivo e codificato per tutti. L’altro rappresenta, al giorno d’oggi, un intero mondo diverso con obiettivi variegati e che non può essere una singola entità da confrontare con la parte sportiva. Ognuno fa karate-do, quello vero, per se stesso e come serve a se stesso.

       
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  3. Sono completamente d’accordo. Il significato del bunkai è quasi sempre scollegato dal Kata. L’agonismo, spesso, per rendere più spettacolare il bunkai lo rende incomprensibile ed estraneo alla realtà!

     
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  4. Se l’esecuzione dei kata rimarrà fatta sempre così come viene fatta sarà impossibile utilizzarli nella realtà ,tutti.quei ferma immagine tutte quelle posizioni esasperate non permettono l’utilzzazione nella realtà e di conseguenza si è preso una deriva tecnica non più recuperabile se non avendo il coraggio di cambiare

     
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  5. I bunkai da gara, ridicolizzano il vero karate. Ed ancor di più allontanano una certa fascia di età, portandoli verso altri sport.

     
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  6. Parere del tutoot personale, sia i kata che i bunkai sono ormai sminuiti a pure coreografie atletiche.
    Atleti bravissimi ma scollegati completamente dalla vera essenza sia del kata che del bunkai, si premia solo più la spettacolarità che l essenza.
    Provo un pò di tristezza a vedere che il karate é finito così.

     
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