Dopo aver preso familiarità con le prime tecniche di Karate, e magari memorizzato qualche Kihon, è il turno di incontrare il concetto di Kime.
Io per primo, quando l’ho conosciuto, ci ho messo un bel po’ non solo a capire il concetto, ma anche e soprattutto metterlo in pratica.
È infatti molto facile confondersi, specialmente se per impararlo prendiamo ad esempio performance agonistiche o non lavoriamo sul controllo della tecnica.
Ma non indugiamo oltre e andiamo subito al sodo. E visto che è facile sbagliarsi, partiamo subito nel dire cosa non è il Kime.
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Cosa non è il Kime
Per togliere ogni dubbio, ecco cosa non è il Kime, con le sue definizioni sbagliate più diffuse:
Lo schiocco del Karategi
Specialmente nella pratica del Kihon-Kata e del Kata, non è raro sentir corrispondere alla tecnica del Karateka un vivido schiocco, quasi come un sacchetto di carta pieno d’aria che viene fatto scoppiare. L’impatto scenico è davvero bello, e la prima impressione di potenza è poderosa.
Questo, spesso, viene chiamato Kime, ma non c’entra nulla!
Come abbiamo spiegato anche nell’articolo dedicato, i Karategi studiati per il Kata hanno una fibra molto robusta. La loro composizione è fatta per squadrare la figura del Karateka, le sue posizioni e definire di netto attacchi e parate.
In questo, la fibra dura accentua i movimenti che spesso, grazie alla loro forza e rapidità, generano un suono o dallo strofinamento del Gi o dalle sue rapide estensioni-contrazioni.
Puoi avere un esempio in questo video, dove il nostro Mattia Busato, con un super Kanku Sho, ha vinto la medaglia di bronzo a Dubai 2020 (Mattia inizia il Kata a 6:24):
Concentrare la tua forza distruttrice in un unico punto dell’avversario
In questo caso sei sicuramente un fan di Ken Shiro e la Sacra Scuola di Hokuto!
Sebbene il Kime aiuti effettivamente a tirare una tecnica efficace, non c’è nessun intento di annientamento, né nel significato del nome, né nell’esecuzione.
Per capirsi, non vedrai mai nulla del genere:
Espressività
Quando ti cali in un combattimento o pratichi arti marziali, l’espressione del viso è importante, ma non è Kime. Anche perché non è la mimica facciale a determinare la tua forza, ma soprattutto deve nascere naturalmente come seguito della tua concentrazione.
Fatta questa doverosa introduzione, vediamo Cosa Significa Kime.
Kime cosa significa
Kime (決め) è il nome del verbo giapponese Kimeru (決める) che vuol dire Decidere. A sua volta, questo verbo proviene dal Giapponese Antico Kimu (決む) che vuol dire proprio essere decisi, concludere qualcosa, essere risoluti.
Nelle arti marziali e nel Karate, questo concetto viene canalizzato sulla concentrazione che ci vuole per portare in modo forte e preciso qualsiasi tecnica. In modo Deciso, insomma.
S’intuisce come non può esistere Kime senza consapevolezza della tecnica che stiamo portando. Emerge non a caso l’unione tra la mente e il corpo necessaria per percorrere la Via della Mano Vuota (Eh si, se non lo sapessi Karate-do vuol dire proprio questo! Se ti ho incuriosito e vuoi sapere di più sulla storia del Karate, abbiamo scritto tutto qui!).
Adesso che sai il significato di Kime, immagino tu non veda l’ora di metterlo in pratica.
Ti spiego quindi cos’è il Kime in pratica.
Cos’è il Kime in pratica (e come farlo)
Per definire fisicamente il Kime voglio usare le parole del grande campione Lucio Maurino:
È una breve contrazione isometrica, dove un semplice esempio può essere fatto con l’esecuzione di uno tsuki (pugno), senza muovere niente, chiudendo molto forte la mano e mettendo molto in tensione i nostri muscoli.
Vedrai che quando la tensione muscolare è molto alta, il braccio inizia a tremare!
Quindi, l’idea del Kime è avere una contrazione isometrica molto breve, senza toccare l’alta intensità della contrazione isometrica.
Ripercorrendo l’esempio del Maestro Maurino, questi sono i passaggi da fare:
- Stendi un braccio perpendicolare al petto.
- Chiudi forte il pugno e metti in tensione i muscoli, fino a che non trema il braccio.

Hai eseguito il tuo primo Kime!
Come si applica il Kime alle mosse di un Kata o di un Kihon?
Con la capacità di contrarre e rilassare i muscoli al momento giusto.
La breve contrazione deve arrivare nell’esatto momento finale della tecnica (posizioni, attacchi, parate… non fa differenza). Devi essere rilassato e fluido nell’eseguire il movimento, salvo poi contrarre all’ultimo momento e trasformare l’acqua in roccia. Sfrutterai così al massimo velocità e potenza.
Adesso che hai letto cosa sia il Kime in pratica, dai un occhio a questo Kihon di Ilaria, e cerca di individuare tutte le contrazioni. Piccolo suggerimento: Se sono in posizione e sto eseguendo una tecnica, non sarà solo una parte, ma tutto il mio corpo a doversi contrarre nell’instate finale:
Come potrai capire, il Kime è meno banale di quanto possa sembrare e certamente non c’è niente di scenico. Ci vuole molto focus e concentrazione per riuscirci. Bisogna essere in grado di prendere la decisione di contrarre nel momento giusto. Che poi è proprio il significato della parola Kime.
Molto interessante e articolo ben fatto corredato anche di un ottimo esempio. Mi piacerebbe un capitoletto dedicato anche alla respirazione durante l’esecuzione di un Kata.
Ciao Francesco, grazie mille! Eccolo: https://www.karateka.it/come-respirare-nel-karate-esercizi-respirazione-diaframmatica/
Articolo interessante e corretto. Al netto della definizione di “mosse” che ovviamente definirei più correttamente tecniche.
Grazie Stefano
Eccellente articolo, di sicuro un buon aiuto per le nuove generazioni e per quelli che si avvicinano alle arti marziali..
Grazie Biagio!
Vari psicologi dicono che il karate e i suoi benefici per la parte psicologica c’entra poco con la psicologia
E perciò deve essere messo da parte