Espressioni di saggezza giapponese che motivano il karateka e possono diventare dei “mantra”, concetti filosofici che ogni praticante dovrebbe applicare nel dojo e non solo.
Oltre a conoscerli e a praticarli, possono diventare i vostri shodo da appendere nel dojo, oppure i kanji da ricamare sulla cintura o un tatuaggio esclusivo.
Conosciamo insieme questi concetti, dove in pochissimi Kanji, sono racchiuse morali filosofiche alla base di molte arti marziali.
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Mu Gen Do

letteralmente: la via infinita
Non c’è fine per l’apprendimento.
Anche a livelli avanzati, ci sono livelli ancora più elevati da raggiungere. Non vi è alcun punto in cui la propria abilità o comprensione è completa.
Apprendere “la via” si fa giorno per giorno, minuto per minuto, secondo per secondo, ora, per l’eternità.
Non c’è modo più veloce.
Questo concetto è largamente espresso dal M° Funakoshi nei sui precetti:
Karate-do no shugyowa isssho de-aru – “L’allenamento nel Karate prosegue lungo tutta la vita.”
Fusatsu Katsujin

letteralmente: Proteggere le persone senza danni
E’ uno dei fondamenti del karate ed in generale delle arti marziali che utilizzano la difesa come principio di base.
Il Karateka che si trova in situazioni di difesa deve evitare di provocare danni ad altrui persona cercando di difendersi senza offendere.
Anche questo “mantra” si rifà ai principi di Funakoshi Gichin: Karate ni sente nashi (nel karate non si prende l’iniziativa) ma anche Katsu kangae wa motsuna; makenu kangae wa hitsuyo (Non pensare a vincere, pensa piuttosto a non perdere).
Bun bu ryo do

letteralmente: la via della penna e della spada
Il vero progresso nelle arti marziali è possibile solo se coltiviamo noi stessi, attraverso l’equilibrio della cultura filosofica e della pratica fisica, mentale e spirituale.
Shin Gi Tai

letteralmente: Mente (cuore), tecnica e corpo
L’unione della mente, l’abilità e il corpo compongono una “persona completa” (visione olistica).
Queste tre qualità umane sono indicative dei tre elementi:
- il cielo (rappresentato dalla mente di una persona)
- la terra (le abilità di un individuo)
- l’uomo (dal corpo)
Mushin

letteralmente: No Mente
Uno stato mentale in cui il karateka dovrebbe entrare durante la pratica.
Il termine è la contrazione da mushin no shin (無心の心}, un’espressione zen che significa la mente senza la mente.
Cioè, una mente non fissa o occupata dal pensiero o da un’emozione, e quindi aperta a tutto.
On ko chi shin

letteralmente: Studiare il vecchio per imparare il nuovo
Studiare le cose del passato, per ottenere nuove conoscenze.
Imparare dalla saggezza degli antichi. Seguire i vecchi modi.
Matsuo Basho/松尾芭蕉 [1644-1694], massimo maestro giapponese della poesia haiku, ha scritto: «Cerca di non seguire [ciecamente] le orme degli uomini del passato ma continua piuttosto a cercare quel che loro stessi cercarono».
Shu Ha Ri

letteralmente: imparare, staccare e superare
Shuhari si traduce approssimativamente come “prima imparare, poi staccare, e infine superare.
shu ( 守 ) “proteggere”, “obbedire” – tradizionale saggezza – apprendimento dei fondamenti, tecniche ha, quindi fondamentali appresi dalla saggezza, dalla tradizione.
( 破 ) “staccare”, “divagare” – rompendo con la tradizione – il distacco dalle illusioni del sé.
Ri ( 離 ) “lasciare”, “separato” – trascendenza – non ci sono tecniche, tutti i movimenti sono naturali, diventando tutt’uno con lo spirito.
In shu, ripetiamo le forme e la disciplina in modo che il nostrio corpo assorba le forme che i nostri antenati hanno creato.
Rimaniamo fedeli a queste forme con nessuna deviazione.
Successivamente, nella fase di ha , una volta che ci siamo disciplinati per acquisire le forme e movimenti, facciamo innovazioni.
In questo processo le forme possono essere rotte e modificate .
Infine, nel ri, ci stacchiamo completamente dalle forme, apriamo la porta alla tecnica creativa, e arriviamo in un luogo in cui agiamo in accordo con i nostri desideri del cuore e della mente.
Go Ju Ittai

letteralmente: Duro e morbido
Le tecniche di karate si dividono in tecniche dure Go ho e in tecniche morbide Ju ho.
Alla fine Go ho e Ju ho sono utilizzati insieme, questo è noto come Ittai Goju. Come lo Yin e lo Yang, anche nel karate e soprattutto nell’applicazioni tecniche è fondamentale mantenere uno stato fisico e mentale morbido che diventa duro all’occorrenza.
Ikken Hitto

letteralmente: Un pugno una uccisione
Questa parola significa che dobbiamo avere una fede forte e che ogni attacco deve essere eseguito come unico.
In breve, ogni tecnica deve essere eseguita con la piena intenzione e convinzione, Per un approccio più occidentale , “Ikken Hissatsu” può essere paragonato al termine latino “Carpe Diem” la filosofia è quasi la stessa.
Il karateka dovrebbe avere il coraggio di risolvere rapidamente lo scontro, dovrebbe essere cioè talmente concentrato da rendere mortale o quasi qualsiasi suo colpo.
Conoscevate tutti questi “motti” giapponesi?
ne conoscete altri? fatecelo sapere nei commenti