Guarda o ascolta l’intervista a Giulia Angelucci! Ci ha raccontato come è andata l’ultima a gara di Premier League e di quanto sia forte la sua passione per il Karate:
Trascrizione a cura di Chiara Casotto
Alessio Sorrentino: Ciao a tutti gli amici di Katateka.it! Stavolta siamo in compagnia di Giulia Angelucci, benvenuta! Come stai? Pronta per questo Tatami virtuale? Innanzitutto volevo ringraziare l’Esercito, perché il vostro tempo è prezioso e non è per niente scontato. Iniziamo con la nostra domanda di rito: ci racconti qualcosa, che i più non sanno, su Giulia Angelucci?
Giulia Angelucci: Ciao a tutti! Stasera sarà difficile!
Di nascosto non c’è niente, la mia passione più grande è il Karate e poi ci sono i bambini. Sono riuscita ad unirle perché seguo i bimbi in palestra, nella mia vecchia società e aiuto il mio maestro.
A: Questa cosa darà adito a domande molto interessanti perché molti campioni mi hanno detto che dopo l’attività agonistica si vedono a insegnare, però questa è la prima volta che sento di un’atleta di così alto livello che abbia anche voglia di mettersi sul Tatami con i bambini.
G: No, a me piace tantissimo! Stare lì con i bambini, giocare con loro e trasmetter loro qualcosa. Mi piacerebbe farlo anche in futuro.
A: Ora passiamo alle hot news, agli avvenimenti, quindi, che ci puoi raccontare più dall’interno.
Fujairah, l’ultima Premier League. Lo vedi più come un quinto posto conquistato o un bronzo sfiorato?
G: Più come un bronzo sfiorato, perché era alla mia portata: potevo farcela benissimo. Mi sono fatta un po’ prendere dall’emozione, sai, era la mia prima finale di Premier League ed è stato tutto così emozionante; mi sono fatta prendere un po’ da quello e non son riuscita a conquistare il bronzo. Quindi sì, decisamente un bronzo sfiorato, sicuramente sono soddisfatta ma si poteva fare di meglio.
A: Ti saluta Ahmed! Chissà se anche tu hai il nome dell’animale o era solo una cosa della squadra maschile…
G: In realtà ce l’ho anche io ma non mi piace, io non lo voglio. Il nome che mi ha dato Pietro Marchi, in Giappone, quando siamo andati alle Olimpiadi, è Coniglio, ma a me coniglio non piace! Ahmed me ne aveva dato un altro.
A: Tornando alla parte degli allenamenti, abbiamo sentito tanti atleti che si sono ripresi nel post Covid con una routine di gara molto stressante, perché si sono ripresi i ritmi di prima ma con un bello stacco forzato nel mezzo. Com’è stato per te questo periodo e come ti sei preparata all’ultima Premiere League?
G: Non è stato facile all’inizio, subito dopo aver ripreso, ci allenavamo con la mascherina e con il distanziamento, quindi è stato anche tutto molto graduale. Per quanto riguarda la Premiere League, invece, ormai avevamo già ricominciato ad allenarci intensamente, anche in Nazionale. Mi sentivo preparata!
A: E dai punti di vista nutrizionale e psicologico? Sono due argomenti che piacciono sempre molto, perché a livelli così alti non possono essere lasciati al caso, quindi ti vorrei chiedere come ti prepari e se ti fai seguire in tutti e due gli ambiti.
G: Sì, sono seguita in entrambi gli ambiti. A livello nutrizionale non ho problemi di peso, quindi quello “stress” non ce l’ho e son abbastanza libera di mangiare, in maniera sana ovviamente, ma con le quantità che voglio. Ho fatto diete in passato ma ora sto bene così nella mia categoria. È più difficile quando sei all’estero riuscire a seguire una dieta sana, ma si fa quel che si può.
Per quanto riguarda l’aspetto psicologico, invece, ho avuto un periodo abbastanza tosto dopo il Covid: riprendere le gare non è stato facile. Le vivevo con molta più ansia e non ero più tranquilla. Da poco sono seguita da Laura Pasqua e mi sto trovando benissimo, la Premiere League è stata la prima gara da quando mi segue e già mi sentivo bene, avevo voglia di gareggiare, mentre prima avevo più paura che voglia. Non riuscivo a godermi quel momento che in realtà è bellissimo. Devo ringraziarla perché ha fatto un ottimo lavoro e già in questa Premiere League ho notato cambiamenti davvero super!
A: Tra l’altro, vi ricordo che se siete interessati a questo argomento, abbiamo fatto un focus di quattro puntate, si chiama Karate Mind, trovate l’intera playlist su YouTube.
Torniamo a parlare di bambini. Tu sei un’atleta specializzata nel Kumite, ma quando vai ad allenare loro, che hanno età che spaziano dall’asilo agli esordienti, come imposti gli allenamenti?
G: Facciamo un riscaldamento iniziale e una parte di gioco. Inoltre la mia palestra, che è il Karate Pozzuolo, si è specializzata solo nel Kumite, quindi anche con i bambini facciamo solo Kumite, il Kata non lo insegniamo. Ovviamente con i più piccini facciamo solo giochetti e percorsi, mentre con i più grandicelli iniziamo con degli esercizietti per il Kumite e dei piccoli combattimenti.
A: Come avviene l’avvicinamento del bambino al Kumite? Come si passa dalla simulazione del combattimento, all’entrare nel Tatami vero e proprio? Quali sono gli allenamenti che fate per fare questo passaggio, com’è che li fai passare dal gioco all’entrata del Tatami?
G: In realtà al bambino viene naturale ad un certo punto, quando si trova un compagno di fronte. Poi noi facciamo vedere gli esercizi svolti dai loro compagni più grandicelli: osservano e imitano. Copiano e capiscono subito quello che devono fare; poi pian piano li avvii al combattimento, ma per imitazione loro fanno quasi tutto da soli e basta correggerli su delle piccole cose.
A: E tu? Hai iniziato da piccolina?
G: Ho iniziato che avevo quattro anni!
A: Amore a prima vista proprio! Guantini preferiti? Rossi o blu?
G: ROSSI! Mi alleno sempre con i guantini rossi. Ho iniziato perché una mia amichetta dell’asilo mi chiedeva sempre di andare con lei, così ho iniziato e non ho più smesso. Pensa che ora ho portato in palestra anche la mia nipotina di tre anni.
A: Ma parlando in maniera un po’ più goliardica, i nomi Antonietta Leone e Matteo Gamba, ti dicono niente? Perché stanno proponendo come soprannome Stordita. Raccontaci da dove arriva.
G: Lo sapevo che sarebbe uscita questa cosa! Allora, nella mia Società funziona così: al nostro maestro piace dare soprannomi. Ognuno ha il suo, tutti. Pensa che in palestra non mi chiamano Giulia, mi chiamano Stordita.
A: Anche Veronica Brunori ne sta tirando fuori uno!
G: Lo sapevo che uscivano tutti durante quest’intervista! Lei propone Slender Man perché dice che ho le braccia lunghissime. In Nazionale c’è questa fissa per le mie braccia lunghe, da lì Slender Man.
A: Arrivi prima al punto così! È un vantaggio! Stanno arrivando un sacco di complimenti, anche dai genitori dei ragazzi della tua palestra!
Bene, Giulia, noi siamo arrivati alla fine e il tempo, anche stavolta, è volato! Ringrazio te e ringrazio i nostri amici a casa.
A presto!