Con il prossimo partecipante alle Olimpiadi di Karate, Mattia Busato, abbiamo parlato di Kata ma anche di Montagna, grigliate, uccellini, alberi e Cardinali Rossi! Guarda, ascolta o leggi l’intervista.
Alessio Sorrentino: Buonasera a tutti gli amici di karateka.it, stasera sono con Mattia Busato! Mattia, come da tradizione per tutti gli intervistati, dicci qualcosa di te che i più non sanno, al di fuori del tappeto.
Mattia Busato: Con i miei compagni di nazionale abbiamo fatto molte gare assieme, ormai sono un libro aperto per loro.
Ti potranno confermare come la mia passione per la natura viene fuori anche in tutti i nostri viaggi. Mi piacciono molto gli alberi, ogni viaggio che faccio mi porto a casa dei semi che pianto, e quindi a casa ne ho tanti… guarda, notizia di questi giorni, mi è nato un pino che avevo portato dal Giappone, si chiama shinoki, un tipo di pino che è quello che i giapponesi usano per costruire i tempi. Ha una corteccia molto profumata!!
A: La curiosità più curiosa di quelle che abbiamo avuto adesso!! Quella che va per la maggiore, di solito, è il ballo, tu come sei messo a ballo?
M: Malissimo ragazzi!! Siamo due cose diverse proprio.
A: Luigi Busà chiede, ami di più Veronica o le piante? 😀
M: Ahahah guarda, quando torno a casa l’abbraccio e la domanda di rito che le faccio subito è: “ma hai dato da bere alle piante??” e vado subito a guardarle. Ogni tanto ha fatto morti, ma la amo lo stesso…
A: Sei stato un grande politico :), cosa ci dici riguardo al cardinale rosso?
M: Eravamo in Canada e eravamo andati a vedere un bellissimo parco naturale, io li sponsorizzo sempre a ogni gara. Insomma stavamo aspettando il taxi e c’era sto cardinale rosso, un uccellino che non avevo mai visto dal vivo ma avevo letto molte informazioni sui libri. Quindi li avverto, gli dico che c’è un cardinale rosso, e questi qua a una certa l’hanno usato proprio come la battuta del giorno!
A: Nono ma infatti hai ragione, anche io faccio birdwatching la mattina proprio per beccare il cardinale rosso!! Tu hai fatto delle esperienze di birdwatching?
M: No a me la natura piace in generale, non vedo l’ora di andare in montagna, passo i fine settimana senza gare in montagna anche da solo. O vado in bivacco, zaino in spalla con la torcia frontale, bei tramonti e belle albe, mi piace un sacco trovarmi lontano dalla gente.
A: E in questi posti anche quando sei da solo, ti viene voglia di praticare il karate? Proprio in questi momenti in cui sei raccolto in te stesso.
M: In queste avventure qua, una delle cose che mi piace di più fare, spesso parto con seghetti e asce perché mi piace proprio costruirmi il rifugio dove dormire la notte. Quindi proprio esperienze a limite della norma.
A: Allora poi ci firmi il contratto e ci fai dei vlog come Bear Gryllis!! C’è un ragazzo che sta facendo il giro d’italia in bici, e per la quarantena è rimasto bloccato…
M: Sì, noi abbiamo in veneto molte montagne, come le dolomiti, le più belle del mondo. Quindi con pochissimo tempo ci arriviamo e siamo in mezzo al nulla quindi lo capisco benissimo.
Il primo Europeo fatto da Senior nel 2014 a Taipei, prima di andare in ritiro abbiamo fatto una scampagnata con i miei amici, un bel gruppo, c’era un sole che spaccava le pietre con pochissima neve.
Arriviamo su al bivacco, e prima di andare a letto inizia a nevicare. Paesaggio stupendo. Ci svegliamo la mattina coperti di neve, dovevamo scendere, è stata un’avventura incredibile! Non eravamo attrezzati per così tanta neve, e per fortuna avevo preso all’andata il segnale con la bussola per tornare alla macchina perché non si vedeva nulla. Abbiamo beccato la strada giusta, per fortuna, sennò eravamo dispersi. Siamo tornati a casa e poi ho vinto l’Europeo. Forse mi conviene farli sempre questi ritiri prima delle gare, magari mi portano fortuna com’è stata questa volta.
A: Ci chiedono dalla chat: qual è il kata che preferisci?
M: A me piacciono tutti, mi piace l’Unsu, il Gankaku, ma anche l’ultimo che ho preparato che è il Sansai. Però forse il mio preferito è Unsu.

A: Che è anche un kata che ti senti bene a portare?
M: È un kata che mi ha dato molte soddisfazioni, e comunque lo sento molto nelle mie corde. In questo periodo ci ho lavorato, sistemando dei pezzi e lavorando su delle cose, quindi si ci credo veramente. Nei momenti critici potrebbe essere il mio asso nella manica.
A: Dice Luigi Busà che in gara non ha mai fatto un’ordinazione al ristorante, e che si affida sempre a te, chiede cosa ci cucini di buono se ci ritroviamo insieme all’Open di Toscana?
M: No, allora, è un’altra la questione: praticamente arriviamo al ristorante, parte Michele Martina che dice che prende quello che prendo io.
Poi Luigi anche guarda il menù ma poi anche lui prende quello che prendo io, perché succede sempre che il piatto che ordino io si rivela essere il migliore. Quindi si pentono di non aver preso quello che ho preso io. Comunque, il piatto classico è una pallina di riso e petto di pollo. È sempre una lotta, cerchiamo sempre di scegliere ristoranti italiani.
Noi del kata abbiamo una dieta corposa.
A: Ahahah, certo perché nel kata bisogna stare in forma, poi quale forma è uguale (tonda ecc).
M: Sì, poi noi del kata siamo conosciuti proprio perché spazzoliamo via tutto!
A: In chat ci dicono che sai fare anche la pizza.
M: La pizza è stato il mio primo obiettivo della quarantena, ho imparato a fare le pizze e ne ho fatte talmente tante che ora non ne mangiamo più. Mangiavamo pizza a ogni pasto, impastavo ogni giorno, le ho provate tutte!! Perché io non faccio le cose tanto per fare, me le studio mi cerco i tutorial… è uno stile di vita, me lo porto dappertutto.
Io amo le grigliate all’aria aperta, abbiamo il piave che è un fiume incredibile, il cui paesaggio cambia ogni anno. Organizziamo delle grigliate incredibili.
A: Allora il primo raduno di karateka l’organizzi tu!
M: Assolutamente si!! Una volta abbiamo fatto un barbecue con un bidone strutturato in maniera assurdo.
A: Un po’ Art Attack insomma! Ci chiede Cristina, ti fai aiutare da un mental coach prima di una gara?
M: È una bellissima iniziativa quella che avete fatto con Laura Pasqua parlando proprio di questo argomento. Io ho fatto un bel percorso con una psicologa dello sport.
All’inizio non ci credevo, ero troppo legato alla precisione tecnica, credevo di poter migliorare solo allenandomi e lavorando per perfezionare la tecnica e le mie conoscenze, ma alla fine ho scoperto un mondo.
C’è un alone di cultura sbagliata attorno a questa cosa, quindi spero che le persone lo capiscano e che riescano ad aderire perché è un aspetto molto importante.
Io ho un approccio particolare rispetto agli altri, a me piace molto studiare le cose e comprenderle, così che dopo io non debba dipendere da una persona ma faccio miei quei concetti che dopo sono importanti in pre gara dove non puoi telefonare a qualcuno ma ce l’hai dentro e che vengono fuori.
A: Gabriele, di 9 anni, chiede qualche consiglio, dice che hai un kime e una potenza molto forti.
M: Allora, intanto sei piccolino quindi consiglio sempre questo: nel karate è la tecnica che ci distingue, ti consiglio allenati molto nella tecnica, che il kime poi viene col tempo.
Ci sono molte cose come la coordinazione di base che vanno studiate, ho visto molti atleti che poi a un certo punto si fermavano perché non riuscivano a fare il salto proprio per queste mancanze. Il karate è una disciplina un po’ bastarda, che non lascia spazio a queste difficoltà che bisogna correggere subito, mobilità articolare e coordinazione sono la base.

A: Giusto. Il metodo diverso rispetto a quello giapponese è che noi fino a una certa età ci alleniamo proprio su questo, creare un’abilità motoria di base che permette di fare tutto lo sport agonistico in età più adulta o da esordiente in poi e ti aiuta perché ti da le basi.
M: Sì, è un argomento su cui possiamo parlare per ore. Secondo la mia esperienza personale, con tutti i camp fatti con i ragazzini giapponesi prima della premiere league in Giappone, vedi proprio la differenza culturale e l’approccio diverso.
I ragazzi della mia palestra hanno veramente un sacco di impegni, pensano a studiare o a lavorare e sempre che per l’attività fisica non ci sia mai tempo. E ovviamente ci sono quelle situazioni in cui i ragazzi non nascono in mezzo alla natura, importante per lo sviluppo dell’intelligenza motoria dei bambini. Queste cose sono importantissime.
A: (Dalla chat ndr) Ma alla fine, l’hai fatto il pane??
M: È stato il secondo obiettivo della quarantena! Dopo le pizze riuscite sono passato a quello. Bello soffice mi è venuto.
A: Laura ci chiede, qual è la tua posizione d’ascolto tipica?
M: Stanno venendo fuori un sacco di aneddoti ahahah. Laura, essendo una “vecchietta” della nazionale, io un buon giovincello, vado a chiederle consiglio tante volte.
Sicché, quando le chiedo e lei mi risponde, io mi metto così (posizione d’ascolto ndr). Chiudo gli occhi e sono concentratissimo su ciò che mi sta dicendo. Ma Laura mi prende in giro per questo. Ormai l’avete capito che sono un po’ particolare. Ho dei modi particolari.
A: Tranquillo, c’è chi ascolta Cocciante prima delle gare quindi… (in riferimento alla precedente intervista con la squadra di Kata U21 ndr).
M: Noo lo capisco, a un certo punto con Vincenzo (Figuccio) abbiamo iniziato ad allenarci presto tipo alle 7:30 di mattina con canzoni tibetane. Questa musichetta di sottofondo in una palestra vuota, bellissimo.
A: Quindi o Cocciante o canzoni tibetane nella playlist pre gara. Veve dalla chat ci chiede: quanto è importante la consapevolezza del proprio corpo per un karateka e a che età si raggiunge o in che modo?
M: Guarda, io oggi a 27 anni, posso dire che mi sono quadrate un sacco di cose dal punto di vista personale e sportivo.
A oggi sto veramente bene e riesco ad esprimere un karate che mi piace molto, in modo sereno senza paura di dire qualcosa di sbagliato, senza blocchi.
Quindi penso sia soggettivo, dipende molto dalle esperienze personali, dalle sue percezioni. A livello corporeo il karate è un miglioramento continuo. Quindi si inizia da piccoli e non si finisce mai di affinare, il kata è il principe di questi allenamenti. Io sto ore e ore ad allenare un pugno e la sua traiettoria.
A: Sì, è molto significativo, in termini di tempo.
M: Penso che la perfomance si debba vedere come una piramide. La base deve essere tutte le abilità motorie e condizionali di base, ci deve essere un grosso lavoro perché più grande è la base e più dopo quando arrivi all’apice, alla performance, e meno problemi hai.
E questo è uno dei principali errori che fanno tutti, si specializzano troppo presto o vincere le gare troppo presto. Le gare vanno vinte quando serve, lo sport si fa per stare bene con il proprio corpo, quindi deve essere sì vincere la gara, ma si un benessere psicofisico della persona.
La persona viene prima di tutto, consiglio un grosso lavoro prima di andare nella specificità.
È una metafora importante perché la trovo in un sacco di cose, la trovo nel karate ma anche nel camminare in montagna, vedi e immagini la meta, vedi quello che potrà essere il punto di arrivo, come negli allenamenti di tutti i giorni. Tu immagini la tecnica, la ripeti perché deve venire proprio come la immagini, come sai che deve venire. Quindi super importante: Noi dobbiamo credere in ciò che vogliamo e perseguire.
A: Infatti, diventa proprio un modo di vivere. Come la gratificazione dei media di oggi.
M: La società di oggi è improntata sull’apparenza, su apparire per compiacere agli altri. Imparare a stare da soli con se stessi è un aspetto importante per poter portare fuori agli altri tutto il bello che abbiamo scoperto.
Mi piace creare degli angoli in cui si ferma il tempo, in cui non ci sono le classiche problematiche anche proprio dei social. Ha fatto una diretta Luigi (Busà) in cui ha parlato su temi belli che per la crescita personale sono importanti. Si parlava della bellezza di un’alba o di un tramonto che siamo per scontati, non ci facciamo più caso. Vuoi mettere vederli dal vivo in montagna o al mare? Tutta un’altra cosa.
A: Esatto, te li sei conquistati quando li vedi dal vivo, la bellezza è il percorso.
M: Sì, la bellezza è proprio il percorso, che si trasla nel modo di vivere. La frenesia dei giorni attuali, c’è questo paradosso in cui le persone non si rendono nemmeno conto di ciò che stanno facendo.
Io tra l’allenamento della mattina e quello del pomeriggio mi sdraio e prendo respiro per almeno 10, 20 minuti, se prendo sonno ancora meglio. Lo chiamo recupero attivo, sono focalizzato solo sulla mia respirazione, i pensieri che mi entrano li lascio entrare senza giudicare. Li osservo, vedo la sensazione che mi suscitano e li lascio andare. È un po’ l’inizio della meditazione….
Il mio albero preferito è la quercia, ora vi racconto un aneddoto.
Avevo 7 anni, facevo con mio nonno un sacco di scampagnate nei boschi in zona e ad un certo punto torniamo da una passeggiata che avevo un po’ di ghiande. Gli chiesi di piantarle, e lui lo fece. Dopo un anno, mi disse che da quelle ghiande erano nate delle querce, così me ne diede una e la misi nel nostro giardino. Quindi oggi abbiamo in giardino una quercia di quasi vent’anni. incredibile!! Mio nonno mi ha passato questa passione.
A: Ecco perché è il tuo albero preferito, per questo ricordo.
M: Ho lavorato nei campi, sono cresciuto nella terra, dopo allenamento andavo a raccogliere patate, poi l’uva, è una mentalità di vecchia scuola, abbandonata. La natura insegna tante cose, anche coltivare una sola pianta di pomodoro, gli devi stare dietro e dopo alla fine prendi quel pomodoro nato. Ma di che sa questo pomodoro?
A: Ti capisco, anche mio nonno che ha un pezzo di terreno e mio padre provano la stessa cosa, non è ciò che fai ma il percorso che rende quel pomodoro speciale. Su questo argomento, ci chiedono in chat se puoi dare qualche consiglio su come approcciare l’inizio a questa disciplina dopo i 40 anni.
M: Il karate è un arte marziale incredibile, per il quarantenne che inizia a far karate, inizia a conoscere il proprio corpo e a prendere confidenza con le tecniche. Fare i kata, noi lo vediamo solo come performance, ma può essere fatto in diversi modi addirittura anche come una meditazione. Stacchi la testa dai pensieri e resti con te stesso, il tuo corpo e i tuoi pensieri. È un’esperienza che consiglio, al di là della gara. Poi sta anche a trovare la palestra e le persone giuste.
A: Dicono anche di prendere in considerazione la quercia come simbolo per il tuo dojo.
M: Possiamo, assolutamente!
A: Luigi Busà ci dice che una volta ti hanno fermato all’aeroporto con 34 bacche e che te le hanno fatte buttare, eri un uomo morto… se ti sequestrano la quercia perdi le Olimpiadi?
M: Sì, ricordo che era una volta in cui avevo preso un sacco di bacche e ne avevo lasciate un po’ in una tasca laterale, quindi a un certo punto con il metal detector me le hanno trovate e le hanno buttate.. non è stato però traumatico, perché tanto ne avevo delle altre nella borsa in stiva! Tiè!
A: Quindi in realtà li hai fregati! Siamo nei minuti finali, raggruppo le domande, ci hanno chiesto se hai mai letto dei libri sul karate, e se sì quali?
M: Sì, ne ho letti, uno dei miei preferiti è “il karate” di Nakayama, codifica bene lo stile shotokan su cui torno spesso volentieri anche per ragionarci meglio.
A: Hai mai pensato di fare un altro stile? O portare kata shito?
M: C’è stato un momento che risale al 2013 in cui ho preparato qualcosa, fatto in gara in un Trofeo Veneto, ma penso che ci debba essere una forte conoscenza trasversale per una specializzazione orizzontale. Per me lo Shotokan è lo stile più bello e faccio fatica a fare questo figurati a fare altro, mi limito a questo.
A: Viviana Bottaro ci dice che è anche una questione di fisicità, ogni stile ha le sue particolarità, lo Shito Ryu magari è più adatto a una donna perché ha delle posizioni più corte, più rapidità e meno forza esplosiva, tu che ne pensi?
M: Ci sono ottimi rappresentanti dello stile Shito Ryu anche maschili, ma a me non trasmette quella mascolinità che la categoria maschile dovrebbe trasmettere, ma sono gusti. Però posso essere molto d’accordo con viviana. Se parliamo di altri stili però, io in giappone ho studiato altri stili come il sansai, affine allo Shotokan quindi sono sottigliezze molto sottili che si notano.
A: Si può parlare di Olimpiadi o è un tasto dolente?
M: Me l’hanno fatta in tanti la domanda sulle Olimpiadi. Io la penso così, ci sono cose che si possono controllare e altre no, quindi le cosiddette variabili indipendenti e questa è una di quelle.
Noi non possiamo controllarla e quindi l’unica cosa che possiamo fare è farci trovare nel migliore dei modi al momento giusto. Dal mio punto di vista lo spostamento delle Olimpiadi, nella mia categoria, non mi dispiace, però posso capire anche altre persone che avevano i propri programmi e che questo può essere un danno.
A: Sì infatti, è stato un momento strategico, hai dato una risposta netta e definita!