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Viviana Bottaro – Karate Talks #17

The Queen Viviana Bottaro, una delle atlete di kata più forti al mondo e prossima partecipante alle Olimpiadi. Scopriamo come si sta allenando! Guarda, ascolta o leggi l'intervista.

Con la regina del Kata, Viviana Bottaro, alla scoperta di tutto quello che non ha mai detto in un’intervista. Ringraziamo i suoi compagni di nazionale Lorena Busà, Luigi Busà, Laura Pasqua e tanti altri, che ci hanno permesso di farle le “domande giuste”!!

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Intervista a Viviana Bottaro, la regina del Kata Italiano

Alessio Sorrentino: Buonasera a tutti gli amici di Karateka.it, siamo in compagnia di Viviana Bottaro. Sarà un’intervista a base di kata ma non solo. Dedichiamo però prima un pensiero al maestro Salvadori che ci ha lasciati.

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Viviana Bottaro: si esatto, buonasera a tutti. Ci tenevo a lasciare un doveroso abbraccio al maestro che mi ha sempre accompagnato.

A: Innanzitutto da tradizione, ti chiedo di rivelarci qualcosa di Viviana Bottaro che gli altri non sanno. Quindi qualcosa che ci riveli e che nessuno sa fuori dal tappeto.

V: allora, me lo chiedono in tanti e spesso, non so mai cosa rispondere. Posso dire di essere orgogliosa di essere zia di una bambina di 5 anni che fa karate, sto spingendo per farle fare kata anche se per adesso fa entrambi. Vorrebbe diventare una campionessa.

A: Infatti vorrei proprio parlare di questa faida fra kata e kumite, molti sanno che stai appunto con Nello Maestri, quindi questa convivenza fra kata e kumite è possibile?

V: sisi è possibile, ci sono sempre scherzi e prese in giro come è giusto che sia ma poi stiamo tutti insieme, un solo karate un’unica famiglia.

A: Esatto, perfetto. Ho una domanda inerente agli stili, una ragazza ci ha chiesto: nella pratica del karate ad alto livello molti fanno Shito, mentre lei fa Shotokan. Ci chiede se questo potrebbe penalizzarla in una competizione, cosa ne pensi?

V: È una domanda lecita perché se vedi il podio mondiale nel femminile, vedi sempre atlete di Shito. Io penso che ci siano due questioni, la prima che riguarda comunque prendere ispirazione ed emulare i campioni che vediamo sul podio (appunto che fanno shito), la seconda che riguarda le caratteristiche dello stile.

Lo Shotokan è uno stile molto di potenza, ha delle posture lunghe e basse, in velocità ci vogliono delle caratteristiche fisiche che hanno soprattutto i ragazzi. Uno stile per cui ci sono posizioni più corte ed alte mi permettono di enfatizzare la velocità, come lo Shito appunto è prediletto anche dalle atlete un po’ più basse come me. Lo Shito è scelto anche per la flessibilità, hai più libertà di variare rispetto allo Shotokan.

A: Chi fa Kata ad alto livello, trova il tempo di allenare o conoscere Kata di altri stili rispetto a quelli che porti in gara? Cioè per passione non per agonismo?

V: Pochi sanno che io provengo dallo Shotokan, a 16 anni ho iniziato in una scuola Shotokan per poi fare la scelta tecnica di passare allo Shito per l’agonismo.

Mi sono però avvicinata anche ad altri stili, prendendo quello che mi piace e provandolo. Adesso però sono molto focalizzata sulle gare, quindi per ora mi alleno sui Kata che porto in gara.

A: Per te quale è il momento più bello della gara? Fine del Kata, il podio o la parte di warm up?

V: Quella più emozionante per me è proprio l’ultimo momento della fine del Kata, l’ultimo saluto. Io penso che ogni fase abbia una sua magia, dal momento in cui ti alzi e inizi la preparazione per andare al palazzetto, ogni secondo ha la sua importanza.

A: So che Viviana Bottaro è una fan di Karate Mind con Nicoletta, quando hai iniziato la collaborazione con lei?

V: L’anno scorso dopo l’ennesima finale andata non proprio come volevo, mi sono chiesta come potevo migliorarmi. Forse non ho mai avuto la curiosità di provare fino in fondo, finchè avevo il risultato ero contenta. Ma poi ho pensato che volevo avere tutti gli strumenti al massimo per poter avere successo, sia nell’alimentazione che nella mente. E quindi ho provato.

A: E c’era una fase della gara in cui soffrivi di più e sulla quale ti stai rafforzando?

V: no, io sono andata da Nicoletta solo per lavorare sulla mia persona, non perché ci sia qualcosa che non funzioni ma proprio per sentirmi meglio e completare quella parte inesplorata della mia persona.

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A: Certo, assolutamente. Come posizioni i tuoi allenamenti nella tua routine?

V: In settimana abbiamo 3 allenamenti, dal lunedì al sabato, e 3 allenamenti di preparazione.

Quando sei in preparazione per la gara si fanno più doppi, dipende dalla programmazione.

In questo periodo ho riadattato un po’ tutto. Essendo in un appartamento ci siamo adattati, la fortuna di fare kata è che non ho bisogno di grandi cose.

Ci siamo comprati online qualche accessorio e strumenti e stilato un programma di allenamento. C’è il limite del rumore ovviamente, non posso fare i kiai qua in condominio, ma ci stiamo impegnando. Con la fase due possiamo allenarci però di nuovo in palestra per fortuna.

A: Ci chiedono, quando Viviana Bottaro da piccola faceva le sue prime gare, pensava dentro di te che sarebbe potuta diventare un giorno la campionessa che è adesso?

V: Assolutamente no, non ho mai pensato questo. Io facevo karate perché mi piaceva, ovvio facevo le gare anche per vincere perché faceva piacere, però sono una ragazza con i piedi per terra e perfezionista quindi no, non ci ho mai pensato.

A: No ma infatti, adesso c’è anche una grande attenzione su proprio questo, ovvero capire come impostare sin da bambini degli allenamenti anche propedeutici per un futuro agonismo. Tu che esperienza hai avuto nei tuoi allenamenti da piccola, prima di diventare un’atleta?

V: Ovviamente l’agonismo ha sempre fatto parte di me, però il mio maestro è stato bravo a dare un’impronta non agonistica al karate.

I miei obbiettivi per esempio era ritrovare i miei compagni agli allenamenti o conquistare la cintura di un altro colore. Il karate non è solo gara. Quando poi il maestro vede un possibile talento poi è ovvio che ci si concentri su quello, però a me piacerebbe anche in futuro se avessi l’opportunità di insegnare, non improntare il tutto sulle gare.

Tanti ragazzini alla fine poi mollano se non vincono alle gare, quindi riuscire a far appassionare allo sport vero e proprio e non solo sulle gare.

A: Certo, concordo. Stefano ci chiede, chi è stata la più grande campionessa della storia?


V: In generale, credo Sara Battaglia vincendo i campionati mondiali a 16 anni.

A: Passiamo ad una domanda culinaria, qual è il piatto forte a tavola di Viviana Bottaro?

V: Io non sono una brava cuoca, lo sanno tutti praticamente. Ma in quarantena ho un po’ migliorato dai.

A: Vi vedo vivi, quindi penso che sia andata bene ahahah sul discorso campionessa, cosa ne pensi di Rika Usami?

V: Io mi ricordo quando l’ho vista dal vivo, penso che sia una delle più forti nel settore. A me piace molto la sua essenzialità, non ostenta, e riesce ad esprimere tantissimo anche fuori dal tatami.

Vedi proprio il carattere dell’atleta che rispecchia poi il kata che fa sul tappeto. Questo si vede soprattutto da giovani.

A: Chi vuoi trovare ipoteticamente in finale per l’oro tra Shimizu e Sanchez?

V: Non so in realtà, sono entrambe pericolose perché la giapponese gioca in casa mentre l’altra per il percorso che ha fatto. Io non lo so ahah. Vorrei forse battere una prima e poi l’altra in finale, giocandomi l’oro.

A: Per le restrizioni che verranno fatte post Covid-19, come consiglieresti di attuare una programmazione degli allenamenti? Cioè, come pensi di poter svolgere gli allenamenti in tranquillità?

V: per il kata non vedo grandi problemi, magari è più semplice tenere la distanza da rispettare, sarà più difficile per il bunkai che all’inizio non potremmo provare. Però sono fiduciosa, vedo molte soluzioni.

A: C’è molta disputa sul fatto degli stili Shito e Shotokan, ma credo che tu abbia già chiarito abbastanza dicendo che bisogna appunto scegliere lo stile in base alle proprie caratteristiche soprattutto fisiche. Quindi non c’è una vera e propria rivalità fra gli stili

V: No infatti, è come le fai le cose che fa la differenza.

A: E pensi che qualche equilibrio fra voi atlete possa cambiare a causa di questo stop forzato o arriveremo alle olimpiadi allo stesso modo?

V: Siamo davanti a qualcosa senza precedenti, sto lavorando anche su questo con Nicoletta. Lo vedo però come un vantaggio, avere più tempo per lavorarci su.

A: No infatti, non era semplice essere sempre in giro per fare gare senza avere un momento di stop. Il tuo kata preferito?

V: Non riesco a trovarne uno, mi piacciono un po’ tutti quelli che porto. In base a ciò su cui sto lavorando, il kata del giorno è Papuren, nell’ultimo anno l’ho perfezionato.

A: Annan o Chatanyara?


V: Chatanyara tutta la vita!

A: ci sono stati dei momenti in cui ti sei sentita insicura o hai avuto maggiormente sfiducia in te stessa?

V: Uno su tutti è stato il 2015, venivo dall’oro dell’europeo precedente, e ho perso al primo combattimento senza essere ripescata.

È stata una brutta botta, perché potevo essere direttamente qualificata, ma mi è servito tantissimo. E poi un’altra volta, una gara dove in una finale ho sbagliato il bunkai, falsando un pezzo.

Sono andata nel pallone, ma le ragazze sono state bravissime mi hanno assecondata vedendo il panico nei miei occhi vincendo pure la finale perché le avversarie avevano sbagliato anche loro. Però ero veramente imbarazzata, e questa cosa mi è rimasta. In tutte le finali con bunkai avevo paura di sbagliare. Però fanno comunque parte della crescita di un’atleta.

A: Come hai vissuto il passaggio fra lo shotokan e lo shito?

V: Ero piccola, mi sono messa a piangere come una fontana, perché mi sono ritrovata a cambiare totalmente kata. Mi hanno preso in giro per questo.

A: Da quanto tempo pratichi karate?

V: Allora, da quando avevo 6 anni, e adesso ne ho 32. A parte una parentesi nel nuoto ho sempre fatto karate.

A: Quando fate il kata in gara non vi disturbano gli applausi intermedi?

V: No in realtà non danno fastidio, a volte facciamo il kata con quelli di kumite che urlano di fianco quindi siamo abituati a tutto.

A: Il passaggio da squadra a individuale, anche se comunque portate sempre avanti anche l’individuale, sull’approccio di gara come l’hai vissuto? In squadra hai sempre qualcuno a fianco che ti supporta, come hai vissuto questo passaggio?

V: Noi siamo sempre state abituate a fare entrambe, gara a squadra e individuale. Quindi non ho sofferto per niente. Ho sentito più differenza negli allenamenti, in cui senti l’assenza dell’amicizia o del supporto delle compagne.

A: Ci sono esercizi che soffri particolarmente o fai volentieri tutti i tipi di preparazioni tecniche?

V: Mi piace tutto tranne correre, non sono proprio portata a correre, preferisco fare fatica su altre cose. Mi piace lavorare sui blocchi di kata ad esempio per allenare la resistenza.

A: Come hai vissuto il cambio della posizione degli arbitri all’interno di una competizione?

V: Adesso non sono più agli angoli ma sono tutti davanti, frontali, quindi durante un kata adesso bisogna avere più attenzioni su piccolezze che cambiano tutto.

Dopo questa adozione di regolamento forse per questa impossibilità di avere diverse visibilità, la scelta del kata si restringe, tendenzialmente si vedono sempre gli stessi kata fatti.

A: Premesso che ogni sistema di regolamento ha i suoi pro e contro, cosa terresti del nuovo regolamento e cosa del vecchio? C’è nella tua mente un sistema di arbitraggio che vorresti che fosse attuato?

V: Allora, non riesco a decidere, non ho un’idea chiara di cosa sia meglio. Nelle bandierine era bello il momento perché era emozionante e l’arbitro poteva esprimere di più la sua soggettività, con il punteggio è meno coinvolgente e l’arbitro forse è più ponderato e meno istintivo.

Forse è anche un lato positivo, alla lunga è più meritocratico come sistema.
Sulla disposizione degli arbitri, in realtà, il kata lo fai a prescindere dall’avere un giudizio solo frontale, peccato per la visuale secondo me è un po’ penalizzata. Ma ci faremo l’abitudine, c’è di peggio ahah

A: siamo giunti al termine, ti ringrazio Viviana per averci concesso l’intervista!

V: A voi, ciao a tutti!

 

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