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Perché l’arbitro ha sempre ragione nelle competizioni di karate?

Nelle gare di Karate, come anche negli altri sport, si tende sempre a mettere in dubbio l'arbitro. Beh, non c'è cosa più sbagliata. Ecco perchè.

Perché l'arbitro ha sempre ragione?

L’arbitro è infallibile?

No!

Tutti sappiamo che gli arbitri possono sbagliare! Ma siamo sicuri che contestarlo e attribuirgli il motivo della sconfitta sia educativo?

Innanzitutto, raramente un errore arbitrale è decisivo per la sconfitta! Non siete d’accordo lo so, ma provate a vederla in un’ottica differente:

Il bambino apprende che la competizione (ludica o agonistica) è un momento di confronto, dove il confronto con l’altro ci permette di valutare i nostri miglioramenti, confrontarsi con i nostri limiti e definire le nostre capacità.

Competizione vs Competitività

La competizione: quando vincere è l’unica cosa che conta!

La competizione è definita come la pressione a raggiungere un certo obiettivo/risultato, che un individuo sviluppa verso altri individui, che ritiene al suo stesso livello di preparazione fisica, tecnica, cognitiva o conoscitiva. 

È alla base della teoria evoluzionistica di Darwin. Ma oggi non ci sono pericoli di sopravvivenza, lo sport è un terreno competitivo dove le condizioni di lotta per la sopravvivenza sono scese dal piano reale al piano simbolico.

La competitività, invece, è la tendenza individuale a impegnarsi a fare del proprio meglio per prevalere sugli altri; in poche parole, lo sforzo che l’atleta fa per vincere ma che non necessariamente si sviluppa in ogni atleta in ugual misura.

Ok, definita la nostra posizione sul valore del competere, siamo sicuri che destinare ad altri la colpa dei nostri insuccessi sia la strada migliore?

Troppe volte si esce dal Tatami sbraitando “avevi vinto, non capiscono nulla…”

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Perché l’arbitro deve avere “sempre” ragione?

1) L’arbitro è un autorità ed il suo rispetto è un dovere da cittadino civile. Non è forse un nostro compito quello di educare ragazzi che siano dei buoni cittadini? 

2) Giustificare gli insuccessi destinando le colpe ad altri non è forse la migliore strada per generare eterni scontenti, persone pronte alla critica dell’autorità e mai autocritici.

3) Siete sicuri di riuscire ad allenare, cercando di migliorare, un atleta che è convinto di non avere in mano il potere della vittoria e della sconfitta?

Quest’ultimo punto necessita di due righe in più:
Il tecnico allena l’atleta a competere. Togliamoci per un attimo dal ruolo di educatore e di Sensei, dove è implicito che la formazione del discente sia di tipo olistico;


Quindi l’allenamento è il mezzo con il quale raggiungere il nostro obiettivo, cioè vincere! (escludiamo la versione del competere che dovrebbe eliminare il problema alla radice);


L’allenatore (coach o maestro come preferite) chiede all’atleta continui sforzi, fisici, tecnici, tattici per migliorare il valore da esprimere in gara.


Poi in gara la colpa dell’insuccesso è dell’arbitro. Quindi l’atleta assocerà lo sforzo dell’allenamento ad un inutile lavoro che verrà demolito dai signori in giacchetta. 

Perdo per colpa dell’arbitro –> mi alleno per migliorare e vincere –> perdo per colpa dell’arbitro –> perché mi alleno?

Ed ecco il danno! Non solo come atleta (sicuramente destinato a smettere di competere e forse di praticare) ma anche come persona: E’ inutile impegnarsi tanto non verrà ripagato.

Sono esempi noti a tutti gli abbandoni nelle società dei tecnici “è sempre colpa dell’arbitro”

Allora dobbiamo subire gli errori arbitrali?

No! Dobbiamo intervenire come tecnici per tutelare i nostri atleti. Ma in modo professionale.

Chiedendo spiegazioni, ponendosi correttamente e uscendo dalla conversazione con una bella stretta di mano.


Non sarà servito ad ottenere giustizia ma servirà all “uomo” arbitro a riflettere sull’accaduto e probabilmente a non commettere di nuovo lo stesso errore. 

E cosa diciamo agli atleti?

Cerchiamo di capire perché si è perso, insieme, cosa non ha funzionato, perché quella tecnica per noi valida non è stata assegnata. Cerchiamo la soluzione per correggere il problema e poi sotto con gli allenamenti.


Se poi l’errore del giudice è stato determinante (riflettiamoci bene prima di definirlo tale) diciamolo pure, ma cerchiamo sempre un modo per far sì che questo non si ripeta e soprattutto che la soluzione sia nelle nostre mani!

Ricordiamoci che facciamo Karate.


Per lamentarsi degli arbitri e polemizzare esistono già gli altri sport!

 

3 commenti su “Perché l’arbitro ha sempre ragione nelle competizioni di karate?”

  1. Sono d’accordo sul fatto che l’arbitro ha sempre ragione ma secondo me il problema è un altro e cioè un regolamento di gara che definirei ancora non sportivo e che si presta a interpretazioni personali che causano spesso confusione e frustrazione in tecnici e atleti

     
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  2. Sono d’accordo che non bisogna dare sempre la colpa agli arbitri in gara gli atleti fanno quello che le è stato insegnato in palestra le fare si vincono e si perdono senza dare dell’untore e scaricarsi delle proprie responsabilità, nessuno è infallibile l’errore arbitrale ci può stare finché è stato fatto in buona fede, senza gli ufficiali di gara non ci sarebbero nemmeno le competizioni.

     
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