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Quali sono gli Stili di Karate?

Facciamo una distinzione tra gli stili di Karate. Il Karate è uno solo, in realtà, con molte sfumature. Scopriamole insieme.

Stili-karate

Il motto di Karateka.it è “Tanti stili, un unico sito!” proprio perché pensiamo che il Karate sia da considerarsi unico, sebbene con le sue sfumature.

Se guardiamo i praticanti di stili di Karate provenienti da scuole diverse, talvolta pare di osservare arti marziali differenti.

Kata, tecniche di difesa, tecniche di attacco, posizioni, proiezioni, ma soprattutto modi di usare il corpo che li caratterizzano e distinguono gli uni dagli altri. Vediamo dunque come si sono create queste particolarità.

Una prima distinzione è tra il Karate in senso storico, e quello che invece è il Karate Sportivo.

Il primo è l’arte marziale nata per la difesa personale, il secondo è uno sport moderno, soggetto a regole e divisibile in specialità che vedremo anche alle Olimpiadi.

Oggi ci soffermeremo sull’arte marziale scoprendo insieme i vari stili.

Il Karate di Okinawa e il Karate Giapponese

Abbiamo visto le differenze tra Karate Tradizionale di Okinawa e Karate giapponese già nel mio precedente articolo.

Oggi però voglio andare più a fondo, mostrandoti quindi come nascono questi due stili.

Il Karate di Okinawa

Il Karate di Okinawa ha origine dalla fusione del Ti okinawense, che risale al XIV° secolo, con il Toudi giunto dalla Cina dal XVII° secolo in avanti.

Nato come arte marziale, il suo scopo era quello di fornire un metodo di combattimento che potesse essere usato per vari scopi, sia civili (difesa personale) che militari (guardie di palazzo, ecc).

Questo tipo di Karate, all’epoca noto ancora come Ti o Toudi, era classificabile in due grandi correnti, la prima più legata alle tecniche okinawensi e praticata nei pressi della capitale del Regno delle Ryukyu, Shuri;

la seconda più simile ai metodi cinesi che venivano importati ad Okinawa, e praticata per lo più vicino alla città commerciale di Naha, il cui cuore cinese pulsava nel villaggio di Kume.

Queste due grandi correnti vennero ribattezzate rispettivamente Shorin/Shuri-te e Shorei/Naha-te, da non confondersi con la suddivisione successiva (anni ‘20) in Shuri-te, Naha-te e Tomari-te, che è un’altra cosa.

Sebbene oggi il termine Tomari-te sia ampiamente usato, occorre precisare che all’epoca il cosiddetto Tomari-te era contemplato nel termine più generico Shorei/Naha-te.

Questo perché il villaggio portuale di Tomari aveva una scarsa importanza, essendo Shuri la capitale, Kume il riferimento culturale cinese, e Naha la città portuale commerciale.

Secondo il maestro Chibana, il cosiddetto Tomari-te ebbe infatti origine dagli insegnamenti di alcuni esperti di Naha e Shuri, ma nonostante ciò, va detto che alcuni kata si preservarono proprio grazie ai maestri di Tomari, i quali tramandarono i kata Wanshu, Wankan e Rohai, ancora oggi praticati in diversi stili.

Tornando a noi, da queste correnti nacquero i vari stili di Karate di Okinawa. Dallo Shorin/Shuri-te nacque lo Shorin-ryu, di cui alcune scuole incorporarono anche i kata conservati a Tomari e che rappresenta lo stile più antico e tipico okinawense.

Essendo uno stile molto antico, nel tempo si è evoluto in tre lignaggi principali (Chibana, Kyan e Soken), i quali oggi sono suddivisi in molte scuole, sebbene quelle principali siano poche.

Dallo Shorei/Naha-te nacquero il Goju-ryu, il Toon-ryu (oggi insegnato solo nel Giappone mainland), il Ryuei-ryu, il Kojo-ryu e altre scuole “minori”.

L’Uechi-ryu, sebbene tecnicamente sia classificabile come stile Shorei/Naha-te, è lo stile okinawense più giovane, giunto dalla Cina grazie a Kanbun Uechi sensei, il suo fondatore.

Per convenzione però, gli stili okinawensi principali sono solo tre: lo Shorin-ryu, il Goju-ryu e l’Uechi-ryu.

Il Karate Giapponese

Il Karate giapponese è un argomento molto più complesso, e a sua volta andrebbe diviso in stili giunti da Okinawa, e stili creati in Giappone mainland.

Questo tipo di Karate adottò metodi, filosofia e sistemi tipici delle arti marziali giapponesi riformate dopo la restaurazione Meiji.

L’argomento è molto vasto, ed esaurirlo con un semplice articolo è impensabile, perciò ci concentreremo sugli stili principali.

In Giappone “continentale” giunsero diversi maestri di Karate di Okinawa, tra i quali spiccano Funakoshi, Mabuni e Motobu.

Loro però non furono i soli okinawensi a portare il Karate in Giappone. Difatti anche i suddetti Miyagi e Uechi insegnarono i loro stili nel mainland, dando origine al Goju-ryu giapponese di Yamaguchi Gogen (noto come Goju-kai), al Goju-ryu del coreano So Nei Chu e all’Uechi-ryu di Wakayama.

Dagli insegnamenti di Funakoshi nacquero invece lo Shotokan (JKA) e lo Shotokai (JKS), mentre da quelli di Mabuni lo Shito-ryu (oggi frammentato in diversi sotto-stili).

Entrambi i maestri erano principalmente praticanti di Shorin-ryu, ma integrarono il loro Karate con kata di Naha-te, creando poi il loro stile personale. Questo è sicuramente più vero per Mabuni che per Funakoshi, ma bisogna ricordare che quest’ultimo, col passare degli anni, importò diversi kata dal suo amico Mabuni.

Anche lo Shorin-ryu di Chibana e quello di Kyan giunsero in Giappone mainland, a opera principalmente di Kinjo Kensei (Kushin-ryu) e Kudaka Seiki (Shorinji-ryu Kenkokan). Altri stili importati furono il Chito-ryu di Chitose Tsuyoshi, il Motobu Kenpo di Motobu Choki e il Motobu Udundi di Uehara Seikichi. 

Per quanto concerne invece gli stili nati direttamente da karateka non originari di Okinawa, in primis dobbiamo citare il Wado-ryu di Otsuka Hironori, il quale fuse assieme il Karate di Funakoshi e il Jujutsu della sua famiglia, integrando il tutto con gli insegnamenti di Motobu e Mabuni.

Leggi anche: Origini del Kata Seisan/Hangetsu

Karate a contatto

Indubbiamente dobbiamo ricordare il capostipite degli stili di kumite a contatto giapponese (ma non okinawense, dove tale pratica, seppur moderna, esisteva già), cioè il Karate Kyokushinkai, fondato dal coreano Oyama Masutatsu, allievo di Funakoshi e del connazionale So Nei Chu.

Da questo stile nasceranno moltissimi stili di Karate a contatto come lo Shidokan (che non ha nulla a che fare con lo Shidokan Shorin-ryu), l’Ashihara, l’Enshin, il Seidokaikan, Tenryu-kai, il Daido juku (noto anche come Kudo), ecc.

Sebbene l’elenco potrebbe continuare ancora ed ancora per molte pagine, includendo tutta una serie di stili “minori” (per numeri, non per importanza) e di stili derivati dai suddetti, occorre precisare che la JKF riconosce solamente lo Shotokan, lo Shito-ryu, il Wado-ryu e il Goju-ryu.

Concludendo, è chiaro che le scuole e gli stili di Karate abbiano caratteristiche e, talvolta, finalità diverse.

Ma dobbiamo ricordarci che il Karate è una grande famiglia composta da tantissimi elementi, e bisognerebbe sforzarci di conoscere meglio (per lo meno teoricamente) gli altri stili, allargando la nostra visione dell’arte marziale.

Il Karate non è tutto uguale, e che bisogna rispettare le varie diversità, poiché rappresentano la più grande ricchezza di questa arte marziale, mentre la standardizzazione ne rappresenta solo la morte.

 

Un commento su “Quali sono gli Stili di Karate?”

  1. E’ corretto codificare il Karate ma non va mai dimenticato che è come un fluido sempre in movimento e le tecniche vanno sempre adattate all’evento del momento.
    La padronanza dei kata porta ad avere un grande equilibrio interiore ed è fondamentale il loro studio.

     
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